La didattica universale
Come fare per rendere sistematiche e strutturali le buone innovazioni didattiche introdotte in questo periodo?
Il protrarsi della situazione di emergenza legata al COVID-19 e la conseguente sospensione delle attività didattiche hanno costretto la scuola a ridisegnare un nuovo modello di didattica, a incentivare e migliorare la progettazione delle attività di didattica a distanza (DAD) per tutelare il diritto allo studio del maggior numero possibile di studenti. Alcune scuole erano già pronte, altre meno, ma tutte (o quasi) si sono impegnate ad accompagnare i propri studenti anche in questa difficile situazione sanitaria, sperimentando strategie e buone pratiche per evitare l’allontanamento degli studenti più fragili dal proprio percorso formativo ed educativo.
Ma come fare per rendere sistematiche e strutturali le buone innovazioni didattiche introdotte in questo periodo (le famose “buone pratiche”), al di là della diatriba fra didattica in presenza (DIP) e didattica a distanza (DAD)?
Il direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, il 26 novembre 2020, aprendo il convegno La didattica universale non conosce distanza: è digitale, integrata e flessibile ha cercato di dare una risposta alla disputa fra didattica in presenza e didattica a distanza affermando che Viene da pensare che sia il modello di insegnamento prevalente a non essere più adeguato ai tempi, indipendentemente dalle modalità di fruizione.
Quindi, non si tratterebbe di una questione di scelta tra didattica in presenza e a distanza, ma semmai di stabilire di quale didattica e di quale organizzazione del servizio scolastico stiamo parlando.
In realtà lo scenario da affrontare è molto più articolato e preoccupante: la didattica che non si innova, che non coinvolge, che non include, non funziona più. Serve la didattica universale, che non conosce distanze.
Infatti, ancora prima dei problemi causati nella scuola dalla pandemia, gli ultimi rapporti internazionali dimostrano che l’Italia, invece di avvicinarsi agli obiettivi fissati a Lisbona, sta regredendo in parecchie aree. Ad esempio, su 7 degli indicatori chiave identificati dalla Commissione europea nel Rapporto Education and training monitor 2020, l’Italia si colloca sotto la media europea in ben 6 indicatori: competenze in lettura, matematica e scienze, abbandono scolastico, livello di istruzione terziaria, istruzione degli adulti.
Oggi abbiamo bisogno di un nuovo modello di insegnamento che possa essere gestito sia in presenza sia a distanza, di nuove strategie e metodologie di insegnamento che vadano oltre l’attuale modello trasmissivo, troppo legato alle discipline, rigido, organizzato burocraticamente, che rappresenta ancora l’80% della modalità di insegnamento delle scuole secondarie. Bisogna avere il coraggio di adottare metodologie didattiche innovative, multidisciplinari e crossmediali, che pongano al centro l’apprendimento partecipato e modelli organizzativi flessibili e inclusivi.
Ma in che cosa consiste l’universalità del modello didattico proposto al convegno, sulle cui caratteristiche si è registrata un’ampia convergenza tra i partecipanti?
Essenzialmente sul fatto che la didattica universale può essere nello stesso tempo digitale (computer based e online), integrata (alterna presenza e distanza), flessibile e inclusiva, in modo da adattarsi alle esigenze e agli stili di apprendimento dei singoli studenti.
Una didattica di questo genere richiede però il superamento definitivo della tradizionale didattica frontale, trasmissiva e monomediale, e la formazione, al posto dell’insegnante che abbiamo finora conosciuto, di una pluralità di soggetti che cooperano nella progettazione e gestione degli ambienti di apprendimento, in presenza e a distanza: disciplinaristi, tutor, softwaristi, valutatori, coaches didattici, orientatori.
(https://www.tuttoscuola.com/dallinsegnamento-trasmissivo-allapprendimento-coinvolgente-facciamo-il-salto-senza-paura/)
Insomma stiamo parlando di una didattica con un approccio Universal Design for Learning (UDL).
L’UDL (in italiano PUA - Progettazione Universale per l’Apprendimento) è un approccio psico-pedagogico internazionale che affronta in modo convergente tre grandi sfide dell’insegnamento: la valorizzazione delle diversità, l’educazione inclusiva e l’uso critico e consapevole delle TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione).
A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi
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