Nuovo paradigma basato sulla diversità piuttosto che sulla normalità, sull’inclusione piuttosto che sull’esclusione
Per molto tempo si è parlato di una “presunta normalità” sulla base di paradigmi funzionalisti che definiscono un certo tipo di capitale umano (Ball, 2008, Gewirtz and Cribb, 2009).
Normalità intesa in termini di chi apprende, cosa e come apprende, escludendo tutti gli esempi che non rientrano in questi parametri perché in qualche modo diversi.
Il presupposto è stato che tutti gli individui siano simili nello sviluppo e nei bisogni, che come apprendenti debbano seguire lo stesso percorso e ricevere lo stesso tipo di insegnamento, che l’apprendimento possa essere conseguito in sequenze di abilità discrete da sviluppare, passando di anno in anno dal più semplice al più complesso, e considerato come una serie di prodotti realizzati attraverso procedure standardizzate piuttosto di come un processo potenzialmente molto variabile e non-lineare.
Si definiscono le stesse attese (collocate entro una certa gamma della normalità) per apprendenti della stessa età, a prescindere dai loro sviluppi, dalle loro specificità e dai loro bisogni.
Queste attese diventano uno strumento per classificare gli apprendenti.
Chi ci arriva è un esempio di successo (con riferimento alla norma) e viene mandato avanti.
Chi non ci arriva è un esempio di fallimento (si colloca fuori dalla norma) e viene rimandato per ripetere o recuperare, rischiando spesso invece di perdersi definitivamente.
Oggi è sempre più evidente che occorre costruire un nuovo paradigma basato sulla diversità piuttosto che sulla normalità, sull’inclusione piuttosto che sull’esclusione, in modo da prevenire la dispersione delle potenzialità individuali ed evitare la perdita di queste potenzialità per la società stessa.
Occorre promuovere il successo formativo di ognuno all’interno di un quadro di sviluppo sostenibile dell’intero sistema sociale.
Occorre agire subito per prevenire alcune potenziali cause della dispersione come una mancanza di pertinenza e significatività nelle offerte formative previste, causa di dispersione della motivazione personale, e una precoce valutazione sommativa che inquadra e determina le capacità individuali, causa di dispersione delle potenzialità inesplorate o troncate.
La Casa editrice ringrazia sentitamente la disponibilità dimostrata dal prof. Dodman, per aver messo a disposizione di Lattes Magazine il suo prezioso contributo.
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