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Cambiare si può: la curiosità epistemica alla base di una Scuola nuova

Cambiare si può!

Sono parecchi coloro che sostengono che la scuola sia sopravvissuta alla pandemia provocata dal Covid-19 grazie alla “creatività” di tutti coloro che in questi mesi si sono spesi per organizzare ambienti di apprendimento diversi da quelli tradizionali. Ambienti capaci non solo di non interrompere il compito della scuola (“continuare a dare corpo e vita al principio costituzionale del diritto all’istruzione"), ma addirittura di “promuovere nuove visioni”, dimostrando a chi vorrebbe la scuola sempre uguale ed ingessata ... che cambiare si può.

Dobbiamo ammettere che di criticità ce ne sono state durante la chiusura delle scuole, ma certamente non devono annullare quanto, invece, di significativo è stato fatto in molte istituzioni scolastiche, grazie a dirigenti e docenti che si sono impegnati giorno e notte per far sì che la didattica a distanza (DaD) sia poi risultata un’esperienza utile per la maggioranza degli studenti, che, a parte la nostalgia per i compagni, problemi tecnici a causa della connessione che va e viene, un carico di lavoro a volte notevole ... sembrano essere rimasti soddisfatti del lavoro di molte persone che ha permesso di portare avanti l’anno scolastico.

Il 12 per cento delle superiori e il 19 delle ex medie si dicono pienamente soddisfatti, il 51 per cento è molto contento, andamento accettabile per il 30 per cento, solo il 7 per cento boccia l’iniziativa con un’insufficienza. In questo caso si tratta degli studenti che non sono ancora riusciti a partire con lo smart learning”.

La DaD, oltre a consentire di mantenere vivo il rapporto tra gli insegnanti e le loro classi, ha sperimentato nuove modalità che hanno spostato più in là il confine di ciò che si sapeva e, soprattutto, ha fatto nascere in molti dirigenti e docenti la “curiosità” di aprire strade impreviste per la soluzione di problemi di vita quotidiana sempre più complessi e l’acquisizione di nuove competenze per risolverli. 

A cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi 

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